La storia del caffè, tra mito e realtà

La storia del caffè

La storia del caffè si intreccia alla leggenda. Si narra infatti che un pastore di capre etiope lo scoprì accidentalmente nel IX secolo d.C. vedendo che una sera i suoi animali, avendo ingerito le bacche rosse della pianta, non rientravano all’ovile e risultavano iperattive.

Si sarebbe quindi recato al monastero vicino con tali frutti per chiedere spiegazioni e da allora in poi i monaci avrebbero approfittato dell’effetto energetico di un decotto a base di caffè per proseguire le loro orazioni nelle ore notturne.

Dal cristianesimo all’Islam, si tramanda infatti che l’arcangelo Gabriele offrì al profeta Maometto una bevanda nera (il caffè appunto) che gli permise di disarcionare 40 nemici in battaglia e poi soddisfare 40 donne.

Quel che è certo è che la pianta venne inizialmente scoperta nella regione montuosa di Kaffa (l’oderna Etiopia sud-occidentale) e che deve il suo nome dalla parola araba qawha, che tradotta significa bevanda vegetale. Derivazione etimologica successive il turco qahvè, fino all’italiano caffè.

Nel XV secolo il suo consumo si diffuse, in seguito alle campagne militari etiopi, nello Yemen – dove sorse la prima piantagione – poi in Egitto, Arabia, Siria e, nel XVI secolo, in Turchia; a Istanbul intorno al 1550 nacquero infatti le prime caffetterie.

Riguardo all’introduzione nell’Europa del XVII secolo del “vino d’Arabia” – così chiamato perché l’Islam vieta il consumo di alcolici – la storia fornisce due versioni: una ne attribuisce l’importazione ai commerci veneziani, che collegavano l’Italia all’Oriente – a Venezia nacque la prima sala del caffè italiana -; l’altra agli austriaci, che avrebbero approfittato del fatto che i turchi – che già ne erano consumatori abituali – dimenticarono nella ritirata dall’assedio di Vienna svariati sacchi di caffè, di cui erano già consumatori abituali.

Dall’Europa all’America e alle varie colonie europee, fino a diventare un vero e proprio fenomeno mondiale, oltre che per il suo effetto e per il suo gusto, anche solo come gesto quotidiano e momento di piacere da ritagliarsi per sé stessi o da condividere.

Mentre inizialmente se ne masticavano le bacche, l’aroma emanato dal loro, inizialmente fortuito, riscaldamento diede il là alla successiva infusione e consumo come bevanda calda.

Il caffè è talmente piacevole che in ambito cristiano venne da alcuni tacciato come peccaminoso per i suoi effetti eccitanti; i suoi detrattori tentarono persino di convincere nel XVII secolo Papa Clemente VIII a proibire il consumo della “bevanda del diavolo”. Si narra che invece il Pontefice, dopo averlo assaggiato, lo abilitò definendolo “bevanda cristiana”… e da lì in poi il suo successo su scala mondiale è storia!

(L’immagine dell’articolo è un particolare dell’opera del pittore statunitense Daniel Ridgway Knight: “Coffee in the garden”)

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