Caffè e musica

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Caffè e musica: forse qualcuno si chiederà “Cosa c’entrano?” Beh, la risposta è: molto più di quanto si possa pensare.

Già, perché il caffè è da sempre la bevanda più amata dall’uomo, fin dai tempi antichi. Una bevanda così apprezzata da comparire in numerose composizioni musicali antiche e moderne.

Dagli anni indietro fino ai giorni nostri, sono molte le composizioni sonore, più o meno celebri, dedicate al caffè.

Con ogni probabilità, il primo musicista ad essere ispirato dal caffè è stato Johann Sebastian Bach, che nel 1734 ha scritto La Cantata del Caffè, un’opera umoristica che racconta di una giovane ragazza borghese che abusava del consumo di caffè, nonostante il padre avesse tentato più volte di farle abbandonare quel vizio. I suoi tentativi rimasero vani finché un giorno le disse che se non avesse smesso di bere caffè, non le avrebbe permesso di sposarsi. A quel punto la ragazza non poté far altro che obbedire all’ordine, ma, agendo con grande astuzia, inserì nel proprio contratto di matrimonio la clausola che, dopo essersi sposata, avrebbe potuto bere tutto il caffè che desiderava.

Tra le prime canzoni italiane dedicate al caffè troviamo, invece, A tazza e’ cafè, scritta nel 1918 da Giuseppe Capaldo e portata al successo da Roberto Murolo (e successivamente riproposta da Renzo Arbore e la sua Orchestra italiana).

Ma una canzone italiana emblematica degli anni passati è Ma cosa hai messo nel caffè, presentata da Riccardo Del Turco e Antoine al Festival di Sanremo del 1969 e recentemente riproposta da Malika Ayane, dove il caffè viene usato come una sorta di Cupido che ha scoccato il dardo per una dolce storia d’amore.

Dei primi anni ’70 è invece la celeberrima Il caffè della Peppina, presentata allo Zecchino d’Oro nel 1971 e diventata negli anni un vero e proprio tormentone per bambini.

Anche una delle primissime canzoni dei Pooh, risalente sempre al 1971, si intitola Un caffè da Jennifer, seguita nel 1977 da ‘Na tazzulella ‘e cafè di Pino Daniele, che esalta il carattere popolare del caffè come metafora di qualcosa che viene offerto al popolo per distoglierlo da ciò che conta.

Nel 1981 una giovane Fiorella Mannoia si presenta alla 31a edizione del Festival di Sanremo con il brano Caffè nero bollente, canto audace dell’inquietudine femminile che all’epoca suscitò anche qualche polemica e, sempre in quegli anni, Scialpi lancia il singolo Cigarettes and Coffee, da lui scritto a soli quattordici anni, che arriva secondo al Festivalbar dello stesso anno.

Infine, al Festival di Saremo del 2003 Alex Britti narra in 7000 caffè di un amore a distanza e dei chilometri in auto per raggiungerlo bevendo caffè per tenersi sveglio.

Ma, della bevanda più conosciuta ed amata al mondo, hanno cantato anche star internazionali del calibro di Ella Fitzgerald in Black coffee (1949), Frank Sinatra in The Coffee Song (1961), Bob Dylan in One more cup of coffee (1976), gli Squeeze in Black Coffee in Bed (1982), Prince in Starfish and coffee (1987), i Blur in Coffee and Tv (1999) e i Cranberries in Wake Up And Smell The Coffee (2001).

Oltre a tutti questi famosi brani, che contengono il caffè nel proprio titolo, ce ne sono anche molti altri nei quali la bevanda compare solo all’interno del testo, pur restando un’importante citazione nel significato globale della canzone, come uno dei primi successi di Lucio Battisti, Anna del 1970, che recitava “La mattina c’è chi mi prepara il caffè”, o Furia cavallo del West  del 1977, indimenticabile sigla televisiva di Mal che cantava “Furia cavallo del West che beve solo caffè per mantenere il suo pelo più nero che c`è”.

E come non citare Don Raffaè, interpretata in dialetto napoletano da Fabrizio De Andre’, che narra la vita da detenuto del tristemente noto boss della Nuova Camorra Organizzata Raffaele Cutolo e al tempo stesso denuncia lo stato di abbandono delle carceri italiane. E al centro di tutto c’è il caffè, l’ottimo caffè che “solo a Napoli sanno fare”: “Ah che bellu ccafè sulo ‘n carcere ‘o sanno fa’ co’ ‘a recetta ch’a Cicirinella compagno di cella ci ha dato mammà”.

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