Il caffè è entrato talmente tanto nella vita quotidiana che il cinema, per riprendere scorci di vita “vera”, spesso e volentieri ci mostra i suoi protagonisti sorseggiare la loro tazzina fumante.
Già il teatro aveva portato alla ribalta il caffè, con esempi celebri come La Bottega del caffè di Goldoni (1750) e Natale in Casa Cupiello di Eduardo De Filippo (1931).
Ma è ovviamente col grande schermo che la tendenza è diventata un vero e proprio fenomeno, tanto che alcune scene col caffè come protagonista sono entrate a far parte della storia del cinema, imprimendosi nella memoria di tutti, cinefili e non.
La pellicola indipendente del 2003 di Jim Jarmusch, Coffee and cigarettes, racchiude 11 episodi in bianco e nero, il cui unico filo conduttore è il piacere che i protagonisti traggono dal bere caffè e fumare sigarette, scambiandosi battute al limite del nonsense, senza un vero e proprio filo logico. Nel cast internazionale figura anche il “nostro” Roberto Benigni.
In Colazione da Tiffany (1961), invece, l’indimenticata icona di stile Audrey Hepburn si ferma ad ammirare la vetrina della celebre gioielleria newyorkese, fasciata in un tubino nero e con in mano brioche e caffè americano.
Passando per le pellicole nostrane, i maestri Totò e De Filippo resero omaggio in più di un’occasione – da buoni partenopei – all’oro di Napoli .
Il principe Antonio De Curtis ne La Banda degli onesti (1956) illustra le pecche del sistema capitalista attraverso la metafora del rito quotidiano del caffè.
Il grande De Filippo, invece, nel suo Questi fantasmi (1954, trasposizione della sua omonima commedia), dispensa consigli per preparare un caffè perfetto, un rituale necessario per assaporarne appieno il gusto, che è la poesia della vita.
Non si può non menzionare poi un film cult americano, Pulp Fiction (1994), di Tarantino.
Nella scena di apertura, ambientata in un bar, una coppia gusta il proprio caffè mentre tra un bacio e due chiacchiere decide di compiere una rapina.
In seguito, in un’altra scena, due protagonisti discutono di come occultare un cadavere sorseggiando amabilmente una tazza di caffè, ancora coperti di sangue.
Chiudiamo con una scena che vede protagonista niente di meno che Robert de Niro. In C’era una volta in America (1984), di Sergio Leone, l’unico rumore per un intero minuto di film è quello metallico prodotto dall’attore che gira il cucchiaino nella sua tazzina di caffè, sintomo del nervosismo albergante nel suo animo; approfitta di tale momento di pausa per cercare di capire cosa stiano architettando gli altri protagonisti, i quali a loro volta vorrebbero intuire i suoi piani.
Ognuno di noi ha delle scene impresse nella memoria che hanno per protagonista il caffè, soprattutto legate al proprio vissuto, magari ad una persona o a un momento particolare della vita. E il modo migliore per costruire ricordi più felici è scegliere l’ottima qualità di Che amor di caffè!
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