I caffè: luoghi storici della cultura italiana

Florian

Il caffè si diffuse in Europa intorno al XVII secolo, ma solo nel 1720 sorse a Venezia la prima bottega italiana del caffè, vero e proprio locale di aggregazione dove poter gustare la nera bevanda. Il Florian di Venezia, sito ancora oggi nella splendida cornice di piazza San Marco, divenne meta di incursioni da parte di personalità del calibro di Casanova, Goldoni e Canaletto.

I caffè divennero da una parte luoghi disimpegnati e conviviali di aggregazione, ma dall’altra teatro di discussioni più elevate, vere e proprie fucine di idee. Grazie alle proprietà stimolanti della bevanda la vita intellettuale al loro interno ferveva fino a tarda notte. Sulla scia del parigino Café Le Procope, fondato dall’italiano Francesco Procopio nel 1686 e divenuto negli anni un vero e proprio circolo letterario, i fratelli Verri e Cesare Beccaria battezzarono Il caffè la loro rivista milanese, che tanto contribuì alla diffusione dell’Illuminismo nel bel Paese.

Sorsero man mano il Caffè Greco a Roma, frequentato tra gli altri da Byron, Keats, Canova, Goethe, Nietzsche e Gabriele D’Annunzio, che mantiene ancora oggi l’aspetto originario e il napoletano Gambrinus, dove ci si poteva imbattere nell’imperatrice d’Austria Sissi, Oscar Wilde e in seguito Hemingway o Sartre e che durante il fascismo fu temporaneamente convertito in istituto di credito.

Caffè come luogo di ritrovo di poeti, scrittori, politici, filosofi, artisti, ma anche vere e proprie ambientazioni di libri e romanzi. Ricordiamo ad esempio il Pedrocchi di Padova (aperto dal 1916 24 ore su 24), citato da Stendhal, suo abituale frequentatore, nella prefazione del celeberrimo La certosa di Parma. In una delle sue sale nel 1848 venne sparato un colpo di fucile da un soldato austriaco che scatenò i moti risorgimentali. Deriva dal Pedrocchi anche l’espressione “essere al verde”, perché gli studenti potevano permettersi soltanto di consumare un bicchiere d’acqua nella sala dalle pareti verdi, mentre i clienti più benestanti si intrattenevano nelle altre, con le pareti rosse e bianche.

Una menzione particolare meritano ancora il Bicerin a Torino, dove sorseggiarono il loro caffè personalità del calibro del Conte di Cavour, Silvio Pellico, Giacomo Puccini, Umberto I e Italo Calvino; tra i più assidui frequentatori del Cova di Milano, invece, si annoveravano i patrioti risorgimentali Giuseppe Verdi, Giuseppe Mazzini, Giovanni Verga e Arrigo Boito.

L’aroma proveniente dalla nostra tazzina di caffè quindi è in grado di riportarci al tempo e nei luoghi dei grandi che hanno fatto la storia

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